Don Zeno Saltini nacque a Fossoli di
Carpi da una ricca famiglia di
proprietari terrieri. Laureatosi a 27 anni si fece sacerdote, dedicando subito
la sua vita ai più poveri. Durante la dittatura fascista fondò, a sue spese, l’Opera Realina, una specie di fabbrica nella
quale preparava al lavoro i ragazzi che per ragioni varie si trovavano in
difficoltà e rischiavano di finire in mezzo ad una strada. Molti di questi
ragazzi erano di famiglie antifasciste ed avevano i genitori in carcere o senza
lavoro perché perseguitati dal regime.
Aveva anche creato una scuola con
palestra che accoglieva i ragazzi anche nel periodo estivo delle vacanze
scolastiche. Ci sono andato anch’io e ne conservo ancora un caro ricordo. Era
posto sotto il voltone nell’oratorio della chiesa. Durante questo periodo don
Zeno non era tanto ben visto dai fascisti, ma veniva tollerato. Durante la
lotta partigiana don Zeno si schiera apertamente con i partigiani e, a guerra
finita partecipa attivamente alla vita politica cittadina. Nell’immediato dopoguerra nella Piazza
Martiri a Carpi, di fronte ad una grande folla pronuncia il suo appello “FE DU
MUCH” Fate due mucchi, qurello dei lavoratori e quello di che sfrutta il lavoro
altrui e la vittoria sarà vostra. Contro di lui intervenne anche la Santa Sede
che gli tolse i sacramenti da prete. Ma
don Zeno non si arrese.
Nell’ex campo di concentramento di Fossoli
fondò Nomadelfia e raccolse le famiglie degli italiani espulsi dalla Iugoslavia
di Tito e ragazzi e sbandati che la guerra aveva creato a piene mani. Per il
loro sostentamento mise a loro disposizione un podere di sua proprietà a
Fossoli e raccolse le offerte di alcune società e di privati. Però anche qui,
dopo parecchi anni si trovò in contrasto con
i sommi della Chiesa e fu costretto a sciogliere la comunità. Ma, ancora una volta, non si arrese.
A Grosseto fondò una nuova Nomadelfia alla
quale dedicò tutta la sua vita, fino alla morte. La comunità di Nomadelfia
celebrò la sua morte per alcuni giorni con eventi che furono trasmessi anche dalla
televisione nazionale. Io penso che don Zeno sia stato un promotore di una
nuova forma di convivenza sociale che potrebbe essere di esempio per il futuro
del nostro paese. Ha scritto anche varie opere, fra cui mi piace ricordare “Fra
le zolle” di cui conservo copia.
Ho scritto queste poche righe sulla vita di
Don Zeno Saltini perché penso che vada ricordata come quella di tutti quelli
che hanno dedicato la loro vita al bene della società. In particolare spero che
Carpi lo onori sempre come merita questo suo nobile figlio.
Leone Sacchi Bologna 27/10/2013
Nessun commento:
Posta un commento