giovedì 9 gennaio 2014

I progressi ed i regressi delle nuove tecnologie agricole


Una volta i contadini, per dare corso al lavoro che svolgevano nel podere, avevano di fianco alla casa, una stalla con le mucche, il cui numero dipendeva dalle dimensioni del podere, un porcile per l’ingrasso del maiale, allevato per il fabbisogno familiare, ed il pollaio per le galline.
Io mi accingo a scrivere queste cose per mettere in evidenza il pro ed il contro delle nuove tecnologie agricole.
Tornando ai contadini di una volta, avevano una concimaia per la raccolta degli escrementi solidi degli animali ed un pozzo nero per la raccolta dei liquidi. Per le deiezioni umane c’erano i gabinetti (ma erano proprio soltanto dei cessi!!) le convogliavano nei pozzi neri.
Tutti questi escrementi liquidi e solidi venivano poi sparsi nei campi in autunno, prima che la terra, ormai spoglia di tutti i suoi frutti, venisse arata e predisposta per la nuova produzione.
Questo era allora il concime naturale che serviva a rigenerare ottimi prodotti.
I caseifici di allora producevano al massimo  4 o 5 forme di  grana al giorno. Per produrre una forma di formaggio del peso di circa 35 Kg  occorrono cinque quintali di latte. Le mucche partorivano d’inverno. Il latte necessario per la produzione del formaggio veniva conferito al caseificio dalla metà di marzo fino a novembre.
Annesse al caseificio c’erano anche le porcilaie per l’allevamento e l’ingrasso dei suini. Anche le porcilaie avevano una capienza adeguata al consumo del siero, un sottoprodotto del latte, ottimo per l’alimentazione animale. Queste erano le condizioni e gli equilibri della conduzione agricola, nel periodo in cui io ho lavorato nei caseifici. Questa tecnologia in equilibrio con l’ambiente è ormai tramontata.
Le nuove tecnologie hanno portato dei progressi immensi e delle cose meravigliose. Nel campo agricolo, con la meccanizzazione, si è ridotta la mano d’opera e, nello stesso tempo anche la fatica fisica dei lavoratori.
Alle stalle nelle case dei contadini, con poche mucche, legate per tutta la vita nelle loro poste, si sono sostituite le stalle sociali con  400 o più capi, con spazi più ampi e con la possibilità  di uscite giornaliere.  Contemporaneamente è aumentata la produzione pro capite di latte. Dai 15 Kg di latte per mucca, che si producevano ai miei tempi, si è passati ai 30 e più Kg di oggi. Inoltre, mentre ai nostri tempi la produzione si protraeva dalla metà di marzo alla metà di novembre, oggi è continuativa per tutta la durata dell’anno.
Col sorgere delle grandi stalle si sono costituiti anche grandi caseifici, con moderni impianti a vapore, che hanno sostituito quelli a legna dei miei tempi. Questi moderni caseifici  producono oggi dalle 50 alle 60 forme al giorno.
Se per produrre una forma di formaggio occorrono 5 quintali di latte, possiamo immaginare quanti quintali di latte occorre conferire giornalmente al caseificio.
Anche le porcilaie sono cambiate. Sono sorte enormi porcilaie, spesso lontane dai caseifici, con 8 – 10 mila maiali con moderni impianti di alimentazione e di pulizia.
Questi sono innegabilmente i lati positivi delle nuove tecnologie. Ma esistono anche i lati negativi di questi nuovi sistemi di produzione.
Mentre ai tempi di allora venivano raccolti tutti i rifiuti organici, che venivano utilizzati per concimare i campi, con le nuove tecnologie tutti questi prodotti sono stati scaricati all’esterno. Dai fossi sono arrivati ai fiumi, al Po ed infine al mare.
Tutto questo ha creato dei danni immensi di cui stiamo ancora soffrendo: inquinamento delle acque, eutrofizzazione del mare. Speriamo solo che tutte queste tecnologie non facciano morire anche il genere umano, oltre ad avvelenare la fauna ittica.
Mi è rimasta impressa una cosa, raccontata dal grande attore Manfredi, recentemente scomparso. Quando, da bambino, andava in campagna, il nonno contadino gli faceva fare i suoi bisogni vicino ad una pianta, perché, diceva, è un concime molto utile per i frutti che produce la terra.
Quando poi seppe che le deiezioni umane finivano nelle fogne esclamò: quanto ben di Dio va sprecato!
          

           Bologna 4.2.2005                  Leone Sacchi

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