Una
volta i contadini, per dare corso al lavoro che svolgevano nel podere, avevano
di fianco alla casa, una stalla con le mucche, il cui numero dipendeva dalle
dimensioni del podere, un porcile per l’ingrasso del maiale, allevato per il
fabbisogno familiare, ed il pollaio per le galline.
Io
mi accingo a scrivere queste cose per mettere in evidenza il pro ed il contro
delle nuove tecnologie agricole.
Tornando
ai contadini di una volta, avevano una concimaia per la raccolta degli
escrementi solidi degli animali ed un pozzo nero per la raccolta dei liquidi.
Per le deiezioni umane c’erano i gabinetti (ma erano proprio soltanto dei
cessi!!) le convogliavano nei pozzi neri.
Tutti
questi escrementi liquidi e solidi venivano poi sparsi nei campi in autunno,
prima che la terra, ormai spoglia di tutti i suoi frutti, venisse arata e
predisposta per la nuova produzione.
Questo
era allora il concime naturale che serviva a rigenerare ottimi prodotti.
I
caseifici di allora producevano al massimo
4 o 5 forme di grana al giorno.
Per produrre una forma di formaggio del peso di circa 35 Kg occorrono cinque quintali di latte. Le mucche
partorivano d’inverno. Il latte necessario per la produzione del formaggio
veniva conferito al caseificio dalla metà di marzo fino a novembre.
Annesse
al caseificio c’erano anche le porcilaie per l’allevamento e l’ingrasso dei
suini. Anche le porcilaie avevano una capienza adeguata al consumo del siero,
un sottoprodotto del latte, ottimo per l’alimentazione animale. Queste erano le
condizioni e gli equilibri della conduzione agricola, nel periodo in cui io ho
lavorato nei caseifici. Questa tecnologia in equilibrio con l’ambiente è ormai
tramontata.
Le
nuove tecnologie hanno portato dei progressi immensi e delle cose meravigliose.
Nel campo agricolo, con la meccanizzazione, si è ridotta la mano d’opera e,
nello stesso tempo anche la fatica fisica dei lavoratori.
Alle
stalle nelle case dei contadini, con poche mucche, legate per tutta la vita
nelle loro poste, si sono sostituite le stalle sociali con 400 o più capi, con spazi più ampi e con la
possibilità di uscite giornaliere. Contemporaneamente è aumentata la produzione
pro capite di latte. Dai 15 Kg di latte per mucca, che si producevano ai miei
tempi, si è passati ai 30 e più Kg di oggi. Inoltre, mentre ai nostri tempi la
produzione si protraeva dalla metà di marzo alla metà di novembre, oggi è
continuativa per tutta la durata dell’anno.
Col
sorgere delle grandi stalle si sono costituiti anche grandi caseifici, con
moderni impianti a vapore, che hanno sostituito quelli a legna dei miei tempi.
Questi moderni caseifici producono oggi
dalle 50 alle 60 forme al giorno.
Se
per produrre una forma di formaggio occorrono 5 quintali di latte, possiamo
immaginare quanti quintali di latte occorre conferire giornalmente al
caseificio.
Anche
le porcilaie sono cambiate. Sono sorte enormi porcilaie, spesso lontane dai
caseifici, con 8 – 10 mila maiali con moderni impianti di alimentazione e di
pulizia.
Questi
sono innegabilmente i lati positivi delle nuove tecnologie. Ma esistono anche i
lati negativi di questi nuovi sistemi di produzione.
Mentre
ai tempi di allora venivano raccolti tutti i rifiuti organici, che venivano
utilizzati per concimare i campi, con le nuove tecnologie tutti questi prodotti
sono stati scaricati all’esterno. Dai fossi sono arrivati ai fiumi, al Po ed
infine al mare.
Tutto
questo ha creato dei danni immensi di cui stiamo ancora soffrendo: inquinamento
delle acque, eutrofizzazione del mare. Speriamo solo che tutte queste
tecnologie non facciano morire anche il genere umano, oltre ad avvelenare la
fauna ittica.
Mi è rimasta impressa una cosa, raccontata
dal grande attore Manfredi, recentemente scomparso. Quando, da bambino, andava
in campagna, il nonno contadino gli faceva fare i suoi bisogni vicino ad una
pianta, perché, diceva, è un concime molto utile per i frutti che produce la
terra.
Quando
poi seppe che le deiezioni umane finivano nelle fogne esclamò: quanto ben di
Dio va sprecato!
Bologna 4.2.2005
Leone Sacchi
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