giovedì 9 gennaio 2014

I RICORDI DEL TEMPO CHE FU


   Se tornassero al mondo i nostri progenitori di qualche generazione fa, quando non c’erano ancora neppure le biciclette, chissà cosa penserebbero di questo mondo così pieno di tecnologia!
   Andando indietro con la memoria penso soltanto allo sconvolgimento prodotto dalla cinematografia, quando comparvero i primi film muti con le scritte che illustravano il tema del dramma rappresentato.
   Negli anni intorno al 1925, a Migliarina, dove io abitavo, c’era un padiglione, posto su un piccolo appezzamento di terreno, che serviva da sala da ballo e per qualche spettacolo di burattini. Mio padre allora mi accompagnava a vedere qualche spettacolo. Era un modo per passare il tempo piacevolmente, ma anche per imparare qualche storia mitologica, magari raccontata da Sandrone, Sgorghiguelo ed altri burattini.
   Ma un giorno arrivò il cinematografo anche a Migliarina. Era un film muto, ma prima di dare inizio alla proiezione l’operatore mandò in onda un pezzo sui carabinieri a cavallo che si esercitavano su un verde campo.
Successe il finimondo. Il proprietario del terreno limitrofo, pensò che quei carabinieri gli calpestassero il suo campo. Cominciò ad urlare e volle che si sospendesse la proiezione. Solo quando si rese conto che il tutto avveniva solo sullo schermo si acquietò e la proiezione poté riprendere. Ma non fu l’unico episodio di questo genere.   Mia moglie mi raccontava che sua sorella Zita, uscì di corsa dalla sala cinematografica perché nel film cominciò a piovere. Erano contadini ed avevano il fieno secco e pronto da raccogliere. Ma pioveva solo nel film. Fuori c’era ancora un sole splendente. Celebri sono rimaste le scene del pubblico che urlava e si spostava temendo di essere investito dal treno in arrivo.
    Finito il periodo del cinema muto, un giorno portai anche mio padre al cinema a vedere il film “Le due città”, interpretato, mi sembra di ricordare, da Robert Coleman. Lo colpì il fatto che gli attori muoino e poi resuscitano e non gli piacque. Disse che erano meglio i burattini perché quando sono morti non resuscitano più. Va detto che a quei tempi e fino a qualche decennio fa le proiezioni avvenivano a ciclo continuo e gli spettatori potevano entrare in sala in qualsiasi momento. Noi eravamo entrati a metà del film ed avevamo visto la fine con la morte del protagonista, che poi puntualmente ricomparve, vivo e vegeto, all’inizio della proiezione successiva.
   Sono storie vere del tempo che fu, anche se sembrano incredibili e possono far sorridere.


  Leone Sacchi                              Bologna 06/02/2013

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