Il servizio
premilitare sorse e venne reso obbligatorio con l’avvento al potere di
Mussolini e della dittatura fascista nel 1924, dopo le elezioni farsa. Si
trattava di un servizio preparatorio e preliminare al servizio militare al quale
ci si doveva sottoporre all’età di 18 anni. Veniva svolto la domenica mattina
per non far perdere ore di lavoro ai partecipanti. Erano esentati tutti coloro
che avevano un lavoro continuativa su tutti i giorni della settimana. Per
questi l’addestramento veniva effettuato il sabato sera nella scuola comunale
di Carpi. Gli insegnanti erano scagnozzi fascisti che avevano fatto pratica
durante il servizio militare.
Per prima cosa ci
fecero imparare a marciare, inquadrati con lunghe camminate. Poi ci diedero in
mano il moschetto che doveva venire smontato e rimontato parecchie volte e poi
imbracciato per il tiro.
Io frequentavo il
corso serale a causa della mia attività come aiuto casaro. Eravamo seduti in
classe dietro ai banche che usavano gli scolari durante il giorno. In effetti
eravamo degli scolari anche noi adulti, prede del fascismo. Trattandosi di
adunate serali noi eravamo esonerati dalle marce. Dovevamo solo imparare l’uso
delle armi e quindi fondamentalmente del moschetto, col quale dovevamo prendere
assoluta confidenza. Però succedeva una cosa abbastanza ridicola. I moschetti
non erano sufficienti per tutti. I primi trovavano sempre il moschetto, ma gli
ultimi rimanevano senza. A me capitava sempre di arrivare per ultimo per cui mi
limitavo a guardare con una certa indifferenza quello che facevano gli altri in
attesa della libera uscita. Mi pare che il corso fosse di tre mesi, nel corso
del quale ci fecero fare una prova di tiro al Poligono di Cibeno, quello che
divenne tristemente famoso per la fucilazione di 67 deportati prelevati dal
campo di concentramento di Fossoli. E venne anche il mio turno di tiro. Io non
avevo mai imbracciato il fucile e non sapevo neppure metterlo in posizione di
sparo. L’insegnante, accortosi che non facevo bersaglio, mi diede della bestia
e mi strappò di mano il moschetto per dimostrarmi come si faceva.
Ma me lo ridiede
subito dicendo che era guasto.
Una domenica
mattina, durante il corso premilitare, ci convocarono tutti all’interno del
parco del castello dei Pio. L’allora podestà di Carpi ci tenne un discorso di
esaltazione del duce e del fascismo e concluse dicendo che quella per noi era
l’ultima possibilità che ci veniva offerta per avere la tessera fascista. Al
termine dell’adunata ci vennero distribuiti dei moduli per la richiesta delle
tessera. Chi dichiarava di non volere la tessera doveva dichiarare i motivi
della sua scelta.. Io fui uno di quelli che non prese il modulo, dicendo loro
che se volevo iscrivermi sapevo dove andare.
Gli esami mi sembra
di ricordare che si svolsero il 17 gennaio del 1932. Io avevo con me una
lettera di raccomandazione del Parroco di Mandrio di Correggio perché dovevo
andare a suonare in chiesa per una festa solenne e perciò fui esaminato per
primo. Quando passai alla prova col moschetto, mi dissero di mettermi in
posizione di sparo ed io cercai di mettermi in posizione di tiro e di prendere
la mira. Ma gli esaminatori mi dissero della bestia perché non mi ero accorto
che il moschetto era in posizione di sicurezza e che non sapevo neppure
metterlo in posizione di sparo. Così terminò la mia esperienza di premilitare
con una promozione a pieni voti. E non mi chiesero neppure il modulo di
iscrizione al fascio. Ma non fu così per tutti. Molti avevano detto no, dando
la colpa del loro rifiuto ai genitori, che vennero convocati ed interpellati,
per poi costringerli a prendere la tessera. Quelli che invece avevano detto di
no di propria volontà vennero schedati e poi sottoposti a tutte le rappresaglie
dei fascisti.
Qui potrebbe
terminare la storia del mio premilitare, ma vorrei aggiungere altri episodi di
cui sono stati vittime molti italiani.
Nel 1934
Mussolini promulgò una legge in base alla quale tutti i lavoratori dipendenti
privi della tessera del fascio dovevano essere licenziati. Chi erano dunque i
fascisti? Fascisti erano tutti quelli che dal fascismo avevano ricevuto dei
benefici ed i giovani cresciuti col
fascismo ed imbevuti della propaganda del regime con slogan ripetuti
all’infinito e scritti a caratteri cubitali sugli edifici della città e sulle
case di campagna come “CREDERE. OBBEDIRE. COMBATTERE” “SE AVANZO SEGUITEMI. SE
INDIETREGGIO UCCIDETEMI.” ed altre idiozie del genere, a firma Benito
Mussolini. Inoltre i preti dai pulpiti delle chiese dicevano che Mussolini era
l’uomo inviato da Dio in Italia per fare grande la patria.
Questa è una
pagina della tragedia del popolo italiano durante il ventennio fascista,
tragedia che poi si è conclusa con la guerra disastrosa a fianco dell’esercito
tedesco e poi con l’insurrezione nazionale partigiana a fianco delle forze
alleate.
Spero che
attraverso internet, la stampa e la scuola la vera storia del fascismo venga
conosciuta in modo che gli orrori del
passato non abbiano a ripetersi e che le giovani generazioni possano godere della libertà per la quale noi
abbiamo dato il nostro contributo di sacrificio e di sangue.
Leone Sacchi Bologna 6 gennaio 2009
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