Sono nato da una famiglia povera. Mio padre, fin da bambino
incominciò a lavorare come garzone presso un casaro. Da adulto diventò egli
stesso casaro in un caseificio di proprietà della famiglia Segré dove si sposò
con mia madre, Sgarbi Filomena. Dopo due anni di permanenza in quel caseificio
venne assunto come casaro nella Latteria Sociale di Migliarina di Carpi ove
nacqui io ed i miei quattro fratelli. Marino, il primo, nacque nel 1905,
Alfredo nel 1907, Sergio nel 1909, Duilio nel 1910 ed io, l’ultimo, nel 1913.
Rimanemmo alle dipendenze di quel caseificio per 47 anni. Lì mi sono sposato
anch’io ed è nato mio figlio Corrado.
A sei anni
incominciai la scuola e contemporaneamente cominciai anche a studiare musica fino
ad imparare a suonare il violino. Frequentai le ultime classi elementari fino
alla quinta presso le scuole diurne di Carpi. La sesta la frequentai in un
corso serale. Questa fu la mia preparazione scolastica.
Avido di letture,
incominciai a leggere tutte le opere di Salgari e non vedevo l’ora di finire un
romanzo per incominciarne un altro. Poi passai al grande scrittore francese
Alessandro Dumas e di lui pure mi sono bevuto tutte le opere. Successivamente
cominciai a leggere i libri di mio fratello, Marino, appassionato di
letteratura, e passai ad opere più impegnative della cultura europea. Forse i
primi furono quelli di Jack London con “Il richiamo della foresta” e poi il “Tallone di ferro”, che era stato messo al
bando dalla dittatura fascista. Se si veniva trovati in possesso di quel libro,
come di tanti altri, si veniva messi in galera e processati, perciò bisognava
leggerlo di nascosto. In seguito passai ad alcune opere di leone Tolstoi e poi
a “La Madre” di Massimo Gorki, ad alcune opere di Dostoievski e di altri sommi
sacerdoti della cultura europea.
Queste sono le
fonti culturali che, ancora oggi a 92 anni compiuti il 20 di febbraio, mi danno
ancora la possibilità di raccontare episodi, che si sono svolti nell’arco di
quasi un secolo di vita italiana.
Ma la fonte
principale della mia formazione politica fu mio fratello Marino. A te voglio
quindi dedicare questo racconto.
Nel 1925 eravamo
ancora senza corrente elettrica e mi ricordo che il babbo ti veniva a portare
una candelina sul comodino. Tu leggevi
fino a quando la candelina non era finita e, quando il babbo veniva a
chiamarti per i lavori in caseificio, lo sentivo che brontolava per il consumo
della candela.
Conservo anche
altri ricordi di quel periodo. Eravamo intorno agli anni trenta. I signorotti,
soci e proprietari del caseificio, del quale noi eravamo dipendenti, si
radunavano la domenica pomeriggio nel piazzale dell’osteria. Mi ricordo che tu
allora dicevi che nell’arco di 50 o 60 anni sarebbero scomparse tutte le stalle
dalle case dei contadini, che sarebbero sorte stalle moderne con centinaia di
mucche e che i quattro caseifici di Migliarina si sarebbero ridotti al massimo
ad uno. Mi ricordo che ti ascoltavano come se raccontassi cose da fantascienza.
Però tacevano, non sapendo valutare se questo sarebbe stato un bene od un male
per loro.
Fosti tu, caro
Marino ad offrire il primo rifugio a Sandro Cabassi quando decise di darsi alla
latitanza. Sandro Cabassi, Medaglia d’Argento al Valor Civile, che ha immolato
la sua vita per la libertà; ma quanti altri sono stati i giovani ai quali hai
dato una educazione politica e che poi sono entrati nelle formazioni
partigiane!
Nell’immediato
dopoguerra fosti assessore nel Consiglio Comunale della Liberazione, su designazione
del Partito Comunista. Fino alla fine della tua vita hai continuato ad esserci
maestro nel cammino della nuova vita democratica del nostro paese. Quando la
morte ti ha colto avevi solo 73 anni.
Caro fratello, tu
per me sei stato anche un maestro ed io rimarrò per sempre il tuo discepolo.
Ciao, Marino.
Leone Sacchi
Bo. 25/02/05
Nessun commento:
Posta un commento