giovedì 9 gennaio 2014

LE MEDITAZIONI DI UN PAZZO


   “Le meditazioni di un pazzo” è il titolo di un libro del romagnolo Mario Mariani, giornalista, uomo di teatro, spadaccino e noto antifascista. Fu costretto a fuggire all’estero, dopo un duello all’ultimo sangue con il famigerato squadrista fascista Rapieri  di Carpi.
    Il Mariani, ormai estromesso da tutti i giornali, era venuto a Carpi come direttore di una compagnia teatrale. Gli squadristi di Carpi, che ben conoscevano le sue idee contro il fascismo lo invitarono ad un banchetto a Migliarina di Carpi. Il gestore del locale ove si svolse il pranzo era un fascista padre di uno squadrista. Il banchetto era all’aperto. Io, che allora avevo 11 anni, nel 1924 assistetti inorridito dal modo in cui fu vigliaccamente bastonato. Il pranzo stava per finire e si stava per passare ai brindisi. Mi rivedo la scena davanti agli occhi come se fosse successa ieri.
    I fascisti si alzarono in piedi inneggiando al duce ed al fascismo. Mario Mariani si alzò in piedi e disse: io sono comunista e me ne vanto.
    Questa spavalderia gli costò cara.
    Sia i fascisti che il Mariani erano tutti armati di rivoltella. All’affermazione del Mariani i fascisti fecero finta di niente. Appesero un vecchio vaso da notte ad un ramo lungo la carreggiata del campo retrostante e sfidarono il Mariani a misurarsi con loro alla pistola. Nel frattempo uno squadrista corse a carpi a chiedere rinforzi. Quando Mariani ebbe finito le munizioni, fu aggredito dai fascisti che ebbero facilmente il sopravvento su di lui.
    Eravamo in luglio e nel campo c’era un gran mucchio di paglia, residuo della recente trebbiatura del grano. Il Mariani era sdraiato su questo cumulo di paglia ed i fascisti lo bastonavano selvaggiamente. Mi stupisce ancora oggi il fatto che dalla sua bocca non uscì nemmeno il minimo lamento. Il capocomico della compagnia fu colpito da parecchi schiaffoni e le due soubrette furono dipinte di nero. Alla fine il Mariani malconcio fu caricato in macchina con la sua compagnia e spedito in treno a Milano dove la compagnia aveva sede.
     Il Mariani, con la poca stampa ancora libera, narrò il modo vigliacco in cui era stato aggredito e bastonato dagli squadristi fascisti di Carpi. A seguito di ciò Rapirei, uno dei più violenti squadristi di Carpi, per smentire le affermazioni del Mariani sulla vigliaccheria dei suoi camerati, lo sfidò a duello all’ultimo sangue. Il duello si svolse in una località del mantovano, a me ignota. Il Rapieri venne trafitto ad un braccio ed il duello fu sospeso. Mentre a Carpi in tutte le vetrine veniva esposto il ritratto dell’eroe Rapirei con tanto di dedica  di Mussolini, il Mariani fu costretto a fuggire all’estero per mettere al sicuro la sua vita.
    Qualche anno dopo il Mariani si rese protagonista di un altro clamoroso episodio avvenuto in Argentina, paese nel quale aveva trovato rifugio. In una festa organizzata dai fascisti per gli italiani colà residenti si presentò anche il Mariani. Fu individuato dai fascisti che lo minacciarono e tentarono con la forza di gettarlo fuori.  A quel punto il Mariani estrasse la pistola  ed uccise due fascisti. Ne processo che ne seguì il Mariani venne assolto per legittima difesa.
    A me che con simpatia ne ho seguito la vita e l’esilio, sembra che anche il Mariani vada inserito fra tutti coloro che hanno messo a rischio la loro vita per la libertà.
     Io del Mariani avevo due libri: “Le meditazioni di un pazzo” e “ Il ritorno di Macchiavelli” che forse sono ancora conservati nella biblioteca di mio figlio Corrado. Nel ritorno di Macchiavelli sembra che l’autore si sia ispirato ai metodi usati da Mussolini per imporre la sua dittatura.
     Sembra che il Mariani sia rientrato in Italia, dopo la fine del fascismo e sia morto in Romagna, ma io non ho mai trovato delle notizie certe in merito.
      Nelle “Meditazioni di un pazzo” egli immagina di cadere dal cielo e, arrivando a casa sua, di trovarla piena di gente intenta a seguire un uomo che faceva strani gesti. Si convince di essere arrivato in un manicomio.
      Anch’io a volte mi immedesimo nelle stesse meditazioni da pazzo e penso ai Popi di qualsiasi religione che, invece di immedesimarsi e di ispirarsi  alla volontà del loro Dio, provocano ancora oggi guerre di religione. Se si ispirassero ad un unico Dio, adorandolo secondo le millenarie credenze di ogni popolo, si eviterebbero guerre e si potrebbe dare un grande beneficio a tutta l’umanità.
     I nostri sacerdoti ed il sommo Pontefice della religione cattolica, invece di sentirsi ispirati  e di volere imporre in nome di Dio delle scelte che poco hanno a che vedere con la Miserirdia, dovrebbero mettersi al servizio di coloro che soffrono ed assisterli fino alla fine della loro esistenza.
Invece purtroppo siamo costretti ad assistere alla tragedia di genitori che invocano la fine dei loro figli per sottrarli agli accanimenti terapeutici che la Chiesa vuole  imporre in nome di Dio.
      Questo sarebbe il vero senso di pietà al quale dovrebbero ispirarsi tutte le religioni.

      Come nel libro di Mario Mariani, anche le mie sono meditazioni di un pazzo?

16-11-2008

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