lunedì 10 marzo 2014

2013-01-09 Solitudine

Bologna 6 gennaio 2013

E’ morta mia moglie Maria, la compagna di tutta la mia vita.
 
Mi è sempre stata vicina  e di conforto in tutti i momenti della vita.

Abbiamo cercato insieme nell’ambito del possibile di operare per il bene della famiglia e della società.

Un caro saluto a tutti

Leone Sacchi 




La salma sarà esposta domani martedì 8 gennaio dalle ore 9 alle 11 presso la camera mortuaria di Via Albertoni


LA SOLITUDINE

  Eravamo agli inizi della primavera del 1930. Era di pomeriggio ed io stavo suonando con la mia orchestrina nella sala da ballo di Migliarina, quando ti ho vista sbucare nel vortice di un valzer. Non ti avevo mai vista prima ed ho continuato a suonare senza perderti di vista.
  Nell’intervallo sono sceso dal palco e ti ho avvicinata. Io avevo 17 anni e fino ad allora avevo solo pensato alla musica e non avevo mai nutrito sentimenti amorosi, ma lì, in quella occasione trovai il coraggio di salutarti e di chiederti da dove venivi e dove abitavi. Mi dicesti che abitavi a Migliarina, in via Bentivogli in un podere in affitto.
   Avevi 15 anni e venivi da una famiglia patriarcale di Ganaceto di Modena. Eri splendida con i riccioli d’oro appiccicati alla fronte nell’ardore della danza ed io ho pensato subito che potevi essere la compagna della mia vita. In settimana ti ho scritto una lettera con parole amorose ed ho chiesto di poterti incontrare. Anche la risposta non tardò ad arrivare accompagnata da un invito a casa sua.  
  Quando mi sono presentato a casa sua, di pomeriggio, lei uscì fuori dimessa e scalza e per me era ancora più attraente di quando l’avevo vista nel ballo.
   In casa, dopo preamboli e preliminari molto impacciati mi dicesti che mi accettavi come fidanzato, ma mi precisasti anche subito che non avresti rinunciato a ballare.
   Io dovevo suonare e dunque non potevo ballare e poi lei ballava solo con chi sapeva ballare.  Dunque accettai di buon grado e, ben contento che il mio primo fidanzamento fosse andato a buon fine, me ne tornai a casa con una grande gioia nel cuore. Il nostro fidanzamento durò 5 anni.
   Per te Maria furono anni di dura miseria e di fame. Il podere faceva parte delle terre bonificate e non produceva abbastanza per permettere alla famiglia di campare. A 14 anni, quando la miseria era più dura fosti tu ad andare dal padrone del podere a chiedergli di ridurvi l’affitto, perché tuo padre era disperato. E lui, l’avv. Tonelli, noto esponente socialista degli anni 20, esaudì la tua richiesta e vi dimezzò l’affitto.
  Allora d’estate tu partivi ed andavi in risaia a fare la mondina. Il primo anno non avevi l’età minima consentita per quel lavoro, ma ti presero perché sapevi lavorare. Solo alla fine non ti diedero lo stipendio per intero ed allora furono le tue compagne a protestare per farti avere uno stipendio come tutte le altre. Finita la campagna del riso, prima di tornare a casa, passavi allo spaccio a pagare il debito pregresso della famiglia.
   Continuasti a fare questo straordinario estivo faticosissimo per cinque anni. Di giorno nell’acqua con la schiena spezzata e di notte sdraiata in terra sulla paglia negli stalloni che di solito ospitavano il bestiame, a pane e riso per cinquanta giorni.
  D’inverno, quando non c’era lavoro nei campi hai fatto svariati lavori per contribuire al bilancio famigliare.   andavi a Carpi a prendere le paglie per fare la treccia o per cucire i cappelli di paglia. Ed è successo anche che qualche signora benpensante ti ha anche rifiutato il lavoro perché tuo padre era in carcere per le sue idee antifasciste.

   Solo dopo il matrimonio, ogni tanto ti confidavi  con me e mi raccontavi con un certo orgoglio le traversie della tua famiglia ed i sacrifici che avete affrontato insieme.
  Finalmente il giorno 13 ottobre del 1935, ormai incinta del nostro primo figlio, abbiamo fatto il prematrimonio e ti ho portata a casa dai miei genitori. In casa mia si stava bene. Noi eravamo casari nel caseificio sociale di Migliarina. Non era una famiglia agiata, ma almeno non si soffriva la fame.
    Il 18 Novembre ci siamo sposati in chiesa ed in Municipio e il 16 gennaio è nato Corrado.
  A distanza di sei anni, il 17 gennaio del 1942, a Cibeno nel caseificio Crotti, è nata la nostra secondogenita, Emilia.
   Con poche parole mi soffermerò un momento con te a ricordare la tragedia della guerra, i pericoli che abbiamo affrontato insieme e poi la mia latitanza. Insieme abbiamo affrontato la lotta antifascista, io come presidente del Comitato di Liberazione della zona Nord di Carpi, tu come responsabile del Gruppo Difesa della Donna di Cibeno. Ho ancora qui con me la foto che ti ritrae insieme alle altre compagne il giorno della Liberazione di  Carpi, il 23 Aprile 1945.
   Orgogliosi di aver dato il nostro modesto contributo per la libertà.
    Poi nel 1962 nostro figlio trovò lavoro a Bologna e così nel 1965 ci trasferimmo tutti in quella città con la nuova famiglia di Corrado, in un appartamento vicino a quello della nostra figlia Emilia, che già viveva con la sua nuova famiglia Morandi. E così il vecchio nucleo familiare si poteva dire quasi ricostruito, pur nelle nuove circostanze.
  Andammo in ferie per parecchi anni nell’appartamento dei Morandi a Pinarella, ma nell’agosto del 1968 scoprimmo una incantevole località dell’Appennino Bolognese e vi prendemmo in affitto un piccolo locale per il mese di Agosto. Fu amore a prima vista e dopo una breve consultazione con Corrado decidemmo di comprare un piccolo appezzamento di terreno per costruirci una casetta.
    Da quel momento quasi tutte le ferie le abbiamo trascorse a Badi, anche lavorando, ma sempre insieme alla famiglia di Corrado che intanto stava ingrandendosi con nuovi nipoti.
    A Badi abbiamo trascorso gli anni più belli della nostra vita, circondati da nipoti e pronipoti, ed assistiti nei momenti di difficoltà.
   Il 27 settembre del 2011 Maria è stata colpita da una ischemia che l’ha tenuta all’ospedale per parecchio tempo.
Ma ci avevi abituato ai miracoli: ti sei ripresa quasi completamente ed abbiamo avuto la fortuna di trascorrere un’altra estate in montagna. Fra alti e bassi, anche con un ricovero d’urgenza a Porretta ti abbiamo sempre avuta al nostro fianco insieme a Corrado ed alla Lella. E proprio a Badi, in questo posto così suggestivo, avevamo deciso di far spargere le nostre ceneri lungo il viale delle ortensie.
  Colpita nuovamente da insufficienza respiratoria e col cuore indebolito ha dovuto essere ricoverata nuovamente. Dimessa il giorno 28 dicembre, abbiamo ripreso a parlare del nostro futuro e mi ha detto: “sai Leone avrei piacere di lasciare anche un ricordo al cimitero”. Ed allora abbiamo pensato che chi fosse sopravvissuto avrebbe conservato le ceneri dell’altro presso di sé e che alla sua morte le ceneri di entrambi sarebbero state collocate in un loculo in un cimitero a Bologna.
   Cara Maria, compagna della mia vita, finché avrò vita conserverò le tue ceneri presso di me. Se avrò ancora la possibilità di trascorrere qualche estate a Badi, ti porterò con me sempre al mio fianco nei luoghi più suggestivi sotto gli abeti, di fronte al viale delle ortensie.
  Cara Maria, questo è il ricordo di tuo marito, che ha avuto la fortuna di incontrarti e di trascorrere una lunga vita con te.

  Sacchi Leone      Bologna 9/01/2013
  
   
 
  
 


  


                                           

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