sabato 22 marzo 2014

2014-03-22 LO SQUILIBRIO DEGLI EGOISMI

LO SQUILIBRIO DEGLI EGOISMI
    In una mia recente lettera avevo scritto che i soldi per rimediare alla crisi che sta attraversando il nostro paese vanno ricercati nelle tasche piene. Purtroppo questa mattina ho sentito che uno di questi privilegiati, il dott. Moretti, manager delle FFSS, non è disposto a rinunciare ai suoi ottocentomila euro di stipendio e neanche a duna parte di essi. Piuttosto dà le dimissioni e va all’estero.
   Io vorrei allora entrare nel merito dei suoi privilegi e di come se li è conquistati. Ha una casa che gli è stata costruita da dei muratori, mangia degli alimenti prodotti dai contadini che lavorano la terra. Ha usufruito di maestri e professori che gli hanno dato l’istruzione necessaria per entrare nel mondo produttivo.
    Questi signori che siedono su poltrone dorate dovrebbero rendesi conto che hanno dei doveri verso questa società e dovrebbero essere disponibili a rinunciare ad una parte dei loro privilegi per venire incontro al disagio economico del paese.
    Ma questi signori purtroppo ritengono di avere dei diritti acquisiti e non tengono in nessun conto che la crisi attuale deve essere superata soprattutto per le nuove generazioni e per il loro futuro.
    Leone Sacchi                  220-03-2014

lunedì 10 marzo 2014

2013-02-20 I ricordi di cent'anni di storia

I ricordi di cent’anni di storia

    Non capita sicuramente a molti di poter raccogliere i ricordi di cent’anni di vita, da quando, ancora bambino andava alle scuole elementari di Migliarina fino ai giorni nostri. E soprattutto non capita spesso di avere ancora una memoria vivida del passato remoto e di quello recente.
   Siccome sfortunatamente, per colpa della fretta, non ho sempre messo le date sugli scritti, mi sono rivolto, pochi minuti fa,  a mio padre per ricostruire la data della sua visita alle scuole di Budrione per la festa di fine anno. Ha saputo dirmi che si trattava del 2003 e darmi anche i particolari delle altre persone che erano presenti alla manifestazione.
    Ho ritenuto di fare cosa gradita a tutti, pubblicando e dando diffusione in internet ai suoi scritti. Credo che chiunque ne abbia voglia possa trovare degli spunti interessanti per capire lo spirito di un’epoca, appena trascorsa, e per trovare lo stimolo per proseguire nell’opera di moralizzazione della vita pubblica e privata  italiana.
   In particolare credo che le testimonianze possano essere interessanti per i figli, nipoti e pronipoti dei protagonisti di quelle tragiche vicende che ancora abitano o frequentano quei luoghi. In particolare richiamo l’attenzione di “Memoria Storica” sull’intervista a Leone, nella quale fa nomi e cognomi dei fascisti e degli antifascisti della zona, descrivendo anche le bravate e le efferatezze di alcuni fascisti locali. “Non per odio d’altrui, né per disprezzo”, ma solo per ricordare le atrocità alle quali anche a Carpi si arrivò.
   Grazie all’ANPI di Budrione e Cibeno e con essi a tutti coloro che con le loro lettere hanno incoraggiato Leone a continuare a scrivere, durante questi lunghi anni.

 Corrado Sacchi                                  Bologna 20-02-2013

    

203-02-06 I ricordi del tempo che fu

I RICORDI DEL TEMPO CHE FU

   Se tornassero al mondo i nostri progenitori di qualche generazione fa, quando non c’erano ancora neppure le biciclette, chissà cosa penserebbero di questo mondo così pieno di tecnologia!
   Andando indietro con la memoria penso soltanto allo sconvolgimento prodotto dalla cinematografia, quando comparvero i primi film muti con le scritte che illustravano il tema del dramma rappresentato.
   Negli anni intorno al 1925, a Migliarina, dove io abitavo, c’era un padiglione, posto su un piccolo appezzamento di terreno, che serviva da sala da ballo e per qualche spettacolo di burattini. Mio padre allora mi accompagnava a vedere qualche spettacolo. Era un modo per passare il tempo piacevolmente, ma anche per imparare qualche storia mitologica, magari raccontata da Sandrone, Sgorghiguelo ed altri burattini.
   Ma un giorno arrivò il cinematografo anche a Migliarina. Era un film muto, ma prima di dare inizio alla proiezione l’operatore mandò in onda un pezzo sui carabinieri a cavallo che si esercitavano su un verde campo.
Successe il finimondo. Il proprietario del terreno limitrofo, pensò che quei carabinieri gli calpestassero il suo campo. Cominciò ad urlare e volle che si sospendesse la proiezione. Solo quando si rese conto che il tutto avveniva solo sullo schermo si acquietò e la proiezione poté riprendere. Ma non fu l’unico episodio di questo genere.   Mia moglie mi raccontava che sua sorella Zita, uscì di corsa dalla sala cinematografica perché nel film cominciò a piovere. Erano contadini ed avevano il fieno secco e pronto da raccogliere. Ma pioveva solo nel film. Fuori c’era ancora un sole splendente. Celebri sono rimaste le scene del pubblico che urlava e si spostava temendo di essere investito dal treno in arrivo.
    Finito il periodo del cinema muto, un giorno portai anche mio padre al cinema a vedere il film “Le due città”, interpretato, mi sembra di ricordare, da Robert Coleman. Lo colpì il fatto che gli attori muoino e poi resuscitano e non gli piacque. Disse che erano meglio i burattini perché quando sono morti non resuscitano più. Va detto che a quei tempi e fino a qualche decennio fa le proiezioni avvenivano a ciclo continuo e gli spettatori potevano entrare in sala in qualsiasi momento. Noi eravamo entrati a metà del film ed avevamo visto la fine con la morte del protagonista, che poi puntualmente ricomparve, vivo e vegeto, all’inizio della proiezione successiva.
   Sono storie vere del tempo che fu, anche se sembrano incredibili e possono far sorridere.

  Leone Sacchi                              Bologna 06/02/2013


2013-01-09 Solitudine

Bologna 6 gennaio 2013

E’ morta mia moglie Maria, la compagna di tutta la mia vita.
 
Mi è sempre stata vicina  e di conforto in tutti i momenti della vita.

Abbiamo cercato insieme nell’ambito del possibile di operare per il bene della famiglia e della società.

Un caro saluto a tutti

Leone Sacchi 




La salma sarà esposta domani martedì 8 gennaio dalle ore 9 alle 11 presso la camera mortuaria di Via Albertoni


LA SOLITUDINE

  Eravamo agli inizi della primavera del 1930. Era di pomeriggio ed io stavo suonando con la mia orchestrina nella sala da ballo di Migliarina, quando ti ho vista sbucare nel vortice di un valzer. Non ti avevo mai vista prima ed ho continuato a suonare senza perderti di vista.
  Nell’intervallo sono sceso dal palco e ti ho avvicinata. Io avevo 17 anni e fino ad allora avevo solo pensato alla musica e non avevo mai nutrito sentimenti amorosi, ma lì, in quella occasione trovai il coraggio di salutarti e di chiederti da dove venivi e dove abitavi. Mi dicesti che abitavi a Migliarina, in via Bentivogli in un podere in affitto.
   Avevi 15 anni e venivi da una famiglia patriarcale di Ganaceto di Modena. Eri splendida con i riccioli d’oro appiccicati alla fronte nell’ardore della danza ed io ho pensato subito che potevi essere la compagna della mia vita. In settimana ti ho scritto una lettera con parole amorose ed ho chiesto di poterti incontrare. Anche la risposta non tardò ad arrivare accompagnata da un invito a casa sua.  
  Quando mi sono presentato a casa sua, di pomeriggio, lei uscì fuori dimessa e scalza e per me era ancora più attraente di quando l’avevo vista nel ballo.
   In casa, dopo preamboli e preliminari molto impacciati mi dicesti che mi accettavi come fidanzato, ma mi precisasti anche subito che non avresti rinunciato a ballare.
   Io dovevo suonare e dunque non potevo ballare e poi lei ballava solo con chi sapeva ballare.  Dunque accettai di buon grado e, ben contento che il mio primo fidanzamento fosse andato a buon fine, me ne tornai a casa con una grande gioia nel cuore. Il nostro fidanzamento durò 5 anni.
   Per te Maria furono anni di dura miseria e di fame. Il podere faceva parte delle terre bonificate e non produceva abbastanza per permettere alla famiglia di campare. A 14 anni, quando la miseria era più dura fosti tu ad andare dal padrone del podere a chiedergli di ridurvi l’affitto, perché tuo padre era disperato. E lui, l’avv. Tonelli, noto esponente socialista degli anni 20, esaudì la tua richiesta e vi dimezzò l’affitto.
  Allora d’estate tu partivi ed andavi in risaia a fare la mondina. Il primo anno non avevi l’età minima consentita per quel lavoro, ma ti presero perché sapevi lavorare. Solo alla fine non ti diedero lo stipendio per intero ed allora furono le tue compagne a protestare per farti avere uno stipendio come tutte le altre. Finita la campagna del riso, prima di tornare a casa, passavi allo spaccio a pagare il debito pregresso della famiglia.
   Continuasti a fare questo straordinario estivo faticosissimo per cinque anni. Di giorno nell’acqua con la schiena spezzata e di notte sdraiata in terra sulla paglia negli stalloni che di solito ospitavano il bestiame, a pane e riso per cinquanta giorni.
  D’inverno, quando non c’era lavoro nei campi hai fatto svariati lavori per contribuire al bilancio famigliare.   andavi a Carpi a prendere le paglie per fare la treccia o per cucire i cappelli di paglia. Ed è successo anche che qualche signora benpensante ti ha anche rifiutato il lavoro perché tuo padre era in carcere per le sue idee antifasciste.

   Solo dopo il matrimonio, ogni tanto ti confidavi  con me e mi raccontavi con un certo orgoglio le traversie della tua famiglia ed i sacrifici che avete affrontato insieme.
  Finalmente il giorno 13 ottobre del 1935, ormai incinta del nostro primo figlio, abbiamo fatto il prematrimonio e ti ho portata a casa dai miei genitori. In casa mia si stava bene. Noi eravamo casari nel caseificio sociale di Migliarina. Non era una famiglia agiata, ma almeno non si soffriva la fame.
    Il 18 Novembre ci siamo sposati in chiesa ed in Municipio e il 16 gennaio è nato Corrado.
  A distanza di sei anni, il 17 gennaio del 1942, a Cibeno nel caseificio Crotti, è nata la nostra secondogenita, Emilia.
   Con poche parole mi soffermerò un momento con te a ricordare la tragedia della guerra, i pericoli che abbiamo affrontato insieme e poi la mia latitanza. Insieme abbiamo affrontato la lotta antifascista, io come presidente del Comitato di Liberazione della zona Nord di Carpi, tu come responsabile del Gruppo Difesa della Donna di Cibeno. Ho ancora qui con me la foto che ti ritrae insieme alle altre compagne il giorno della Liberazione di  Carpi, il 23 Aprile 1945.
   Orgogliosi di aver dato il nostro modesto contributo per la libertà.
    Poi nel 1962 nostro figlio trovò lavoro a Bologna e così nel 1965 ci trasferimmo tutti in quella città con la nuova famiglia di Corrado, in un appartamento vicino a quello della nostra figlia Emilia, che già viveva con la sua nuova famiglia Morandi. E così il vecchio nucleo familiare si poteva dire quasi ricostruito, pur nelle nuove circostanze.
  Andammo in ferie per parecchi anni nell’appartamento dei Morandi a Pinarella, ma nell’agosto del 1968 scoprimmo una incantevole località dell’Appennino Bolognese e vi prendemmo in affitto un piccolo locale per il mese di Agosto. Fu amore a prima vista e dopo una breve consultazione con Corrado decidemmo di comprare un piccolo appezzamento di terreno per costruirci una casetta.
    Da quel momento quasi tutte le ferie le abbiamo trascorse a Badi, anche lavorando, ma sempre insieme alla famiglia di Corrado che intanto stava ingrandendosi con nuovi nipoti.
    A Badi abbiamo trascorso gli anni più belli della nostra vita, circondati da nipoti e pronipoti, ed assistiti nei momenti di difficoltà.
   Il 27 settembre del 2011 Maria è stata colpita da una ischemia che l’ha tenuta all’ospedale per parecchio tempo.
Ma ci avevi abituato ai miracoli: ti sei ripresa quasi completamente ed abbiamo avuto la fortuna di trascorrere un’altra estate in montagna. Fra alti e bassi, anche con un ricovero d’urgenza a Porretta ti abbiamo sempre avuta al nostro fianco insieme a Corrado ed alla Lella. E proprio a Badi, in questo posto così suggestivo, avevamo deciso di far spargere le nostre ceneri lungo il viale delle ortensie.
  Colpita nuovamente da insufficienza respiratoria e col cuore indebolito ha dovuto essere ricoverata nuovamente. Dimessa il giorno 28 dicembre, abbiamo ripreso a parlare del nostro futuro e mi ha detto: “sai Leone avrei piacere di lasciare anche un ricordo al cimitero”. Ed allora abbiamo pensato che chi fosse sopravvissuto avrebbe conservato le ceneri dell’altro presso di sé e che alla sua morte le ceneri di entrambi sarebbero state collocate in un loculo in un cimitero a Bologna.
   Cara Maria, compagna della mia vita, finché avrò vita conserverò le tue ceneri presso di me. Se avrò ancora la possibilità di trascorrere qualche estate a Badi, ti porterò con me sempre al mio fianco nei luoghi più suggestivi sotto gli abeti, di fronte al viale delle ortensie.
  Cara Maria, questo è il ricordo di tuo marito, che ha avuto la fortuna di incontrarti e di trascorrere una lunga vita con te.

  Sacchi Leone      Bologna 9/01/2013
  
   
 
  
 


  


                                           

mercoledì 5 marzo 2014

2014-03-05 EQUILIBRI PRECARI

EQUILIBRI PRECARI
    C’è un proverbio che dice che la speranza è l’ultima a morire.
Io speravo in un governo di larghe intese, ma non è stato realizzato.  Si è costituito comunque un governo, che io definirei di convenienza, con a capo Renzi. Sebbene io non abbia cambiato opinione circa l’opportunità di un governo di larghe intese, dico e penso che questo governo possa e debba fare alcune cose fondamentali che riguardano l’avvenire del nostro paese.
   Io, come quelli della mia generazione abbiamo quasi terminato il nostro percorso . Quello che conta oggi non è l’egoismo personale  ma che il governo in carica possa portare a termine le soluzioni utili alla ripresa economica, mettendo da parte le rivalità personali e politiche .
    Perciò, senza mettere da parte le mie idee politiche e le mie convinzioni sul percorso per uscire dalla crisi, io sostengo che ora, in questo momento e nella situazione data, occorre mettere da parte gli egoismi personali e dare un appoggio al governo perché possa realizzare il suo programma  per il bene della società in cui viviamo.
    Leone Sacchi                                      05/03/2014