Bologna 6 gennaio 2013
E’ morta mia moglie Maria, la
compagna di tutta la mia vita.
Mi è sempre stata vicina e di conforto in tutti i momenti della vita.
Abbiamo cercato insieme
nell’ambito del possibile di operare per il bene della famiglia e della società.
Un caro saluto a tutti
Leone Sacchi
La salma sarà esposta domani
martedì 8 gennaio dalle ore 9 alle 11 presso la camera mortuaria di Via
Albertoni
LA
SOLITUDINE
Eravamo agli inizi della primavera del 1930.
Era di pomeriggio ed io stavo suonando con la mia orchestrina nella sala da
ballo di Migliarina, quando ti ho vista sbucare nel vortice di un valzer. Non
ti avevo mai vista prima ed ho continuato a suonare senza perderti di vista.
Nell’intervallo sono sceso dal palco e ti ho
avvicinata. Io avevo 17 anni e fino ad allora avevo solo pensato alla musica e
non avevo mai nutrito sentimenti amorosi, ma lì, in quella occasione trovai il
coraggio di salutarti e di chiederti da dove venivi e dove abitavi. Mi dicesti
che abitavi a Migliarina, in via Bentivogli in un podere in affitto.
Avevi 15 anni e venivi da una famiglia
patriarcale di Ganaceto di Modena. Eri splendida con i riccioli d’oro
appiccicati alla fronte nell’ardore della danza ed io ho pensato subito che
potevi essere la compagna della mia vita. In settimana ti ho scritto una
lettera con parole amorose ed ho chiesto di poterti incontrare. Anche la
risposta non tardò ad arrivare accompagnata da un invito a casa sua.
Quando mi sono presentato a casa sua, di
pomeriggio, lei uscì fuori dimessa e scalza e per me era ancora più attraente
di quando l’avevo vista nel ballo.
In casa, dopo preamboli e preliminari molto
impacciati mi dicesti che mi accettavi come fidanzato, ma mi precisasti anche
subito che non avresti rinunciato a ballare.
Io dovevo suonare e dunque non potevo
ballare e poi lei ballava solo con chi sapeva ballare. Dunque accettai di buon grado e, ben contento
che il mio primo fidanzamento fosse andato a buon fine, me ne tornai a casa con
una grande gioia nel cuore. Il nostro fidanzamento durò 5 anni.
Per te Maria furono anni di dura miseria e
di fame. Il podere faceva parte delle terre bonificate e non produceva
abbastanza per permettere alla famiglia di campare. A 14 anni, quando la
miseria era più dura fosti tu ad andare dal padrone del podere a chiedergli di
ridurvi l’affitto, perché tuo padre era disperato. E lui, l’avv. Tonelli, noto
esponente socialista degli anni 20, esaudì la tua richiesta e vi dimezzò
l’affitto.
Allora
d’estate tu partivi ed andavi in risaia a fare la mondina. Il primo anno non
avevi l’età minima consentita per quel lavoro, ma ti presero perché sapevi
lavorare. Solo alla fine non ti diedero lo stipendio per intero ed allora
furono le tue compagne a protestare per farti avere uno stipendio come tutte le
altre. Finita la campagna del riso, prima di tornare a casa, passavi allo
spaccio a pagare il debito pregresso della famiglia.
Continuasti a fare questo straordinario
estivo faticosissimo per cinque anni. Di giorno nell’acqua con la schiena
spezzata e di notte sdraiata in terra sulla paglia negli stalloni che di solito
ospitavano il bestiame, a pane e riso per cinquanta giorni.
D’inverno,
quando non c’era lavoro nei campi hai fatto svariati lavori per contribuire al
bilancio famigliare. andavi a Carpi a
prendere le paglie per fare la treccia o per cucire i cappelli di paglia. Ed è
successo anche che qualche signora benpensante ti ha anche rifiutato il lavoro
perché tuo padre era in carcere per le sue idee antifasciste.
Solo dopo il matrimonio, ogni tanto ti
confidavi con me e mi raccontavi con un
certo orgoglio le traversie della tua famiglia ed i sacrifici che avete
affrontato insieme.
Finalmente il giorno 13 ottobre del 1935,
ormai incinta del nostro primo figlio, abbiamo fatto il prematrimonio e ti ho
portata a casa dai miei genitori. In casa mia si stava bene. Noi eravamo casari
nel caseificio sociale di Migliarina. Non era una famiglia agiata, ma almeno
non si soffriva la fame.
Il 18
Novembre ci siamo sposati in chiesa ed in Municipio e il 16 gennaio è nato
Corrado.
A distanza di sei anni, il 17 gennaio del 1942, a Cibeno nel
caseificio Crotti, è nata la nostra secondogenita, Emilia.
Con poche parole mi soffermerò un momento
con te a ricordare la tragedia della guerra, i pericoli che abbiamo affrontato
insieme e poi la mia latitanza. Insieme abbiamo affrontato la lotta
antifascista, io come presidente del Comitato di Liberazione della zona Nord di
Carpi, tu come responsabile del Gruppo Difesa della Donna di Cibeno. Ho ancora
qui con me la foto che ti ritrae insieme alle altre compagne il giorno della
Liberazione di Carpi, il 23 Aprile 1945.
Orgogliosi di aver dato il nostro modesto
contributo per la libertà.
Poi nel 1962 nostro figlio trovò lavoro a Bologna
e così nel 1965 ci trasferimmo tutti in quella città con la nuova famiglia di
Corrado, in un appartamento vicino a quello della nostra figlia Emilia, che già
viveva con la sua nuova famiglia Morandi. E così il vecchio nucleo familiare si
poteva dire quasi ricostruito, pur nelle nuove circostanze.
Andammo
in ferie per parecchi anni nell’appartamento dei Morandi a Pinarella, ma
nell’agosto del 1968 scoprimmo una incantevole località dell’Appennino
Bolognese e vi prendemmo in affitto un piccolo locale per il mese di Agosto. Fu
amore a prima vista e dopo una breve consultazione con Corrado decidemmo di
comprare un piccolo appezzamento di terreno per costruirci una casetta.
Da
quel momento quasi tutte le ferie le abbiamo trascorse a Badi, anche lavorando,
ma sempre insieme alla famiglia di Corrado che intanto stava ingrandendosi con
nuovi nipoti.
A Badi abbiamo trascorso gli anni più belli
della nostra vita, circondati da nipoti e pronipoti, ed assistiti nei momenti
di difficoltà.
Il 27 settembre del 2011 Maria è stata
colpita da una ischemia che l’ha tenuta all’ospedale per parecchio tempo.
Ma ci avevi abituato ai
miracoli: ti sei ripresa quasi completamente ed abbiamo avuto la fortuna di
trascorrere un’altra estate in montagna. Fra alti e bassi, anche con un
ricovero d’urgenza a Porretta ti abbiamo sempre avuta al nostro fianco insieme
a Corrado ed alla Lella. E proprio a Badi, in questo posto così suggestivo,
avevamo deciso di far spargere le nostre ceneri lungo il viale delle ortensie.
Colpita nuovamente da insufficienza
respiratoria e col cuore indebolito ha dovuto essere ricoverata nuovamente.
Dimessa il giorno 28 dicembre, abbiamo ripreso a parlare del nostro futuro e mi
ha detto: “sai Leone avrei piacere di lasciare anche un ricordo al cimitero”.
Ed allora abbiamo pensato che chi fosse sopravvissuto avrebbe conservato le
ceneri dell’altro presso di sé e che alla sua morte le ceneri di entrambi
sarebbero state collocate in un loculo in un cimitero a Bologna.
Cara Maria, compagna della mia vita, finché
avrò vita conserverò le tue ceneri presso di me. Se avrò ancora la possibilità
di trascorrere qualche estate a Badi, ti porterò con me sempre al mio fianco
nei luoghi più suggestivi sotto gli abeti, di fronte al viale delle ortensie.
Cara Maria, questo è il ricordo di tuo
marito, che ha avuto la fortuna di incontrarti e di trascorrere una lunga vita
con te.
Sacchi Leone Bologna 9/01/2013